Lo scorso 10 giugno il Consiglio dei Ministri ha approvato in sede preliminare lo schema di decreto di recepimento della Direttiva europea 2022/2464 Corporate Sustainability Reporting Directive (o CSRD) sugli obblighi di rendicontazione societaria di sostenibilità.

La normativa impone alle aziende di includere in un’apposita sezione della relazione sulla gestione le informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’impresa in tema di sostenibilità, nonché le informazioni necessarie alla comprensione del modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono sull’andamento dell’impresa, sui suoi risultati, sulla sua catena del valore, comprese le informazioni concernenti i suoi prodotti e servizi, i suoi rapporti commerciali e la sua catena di fornitura.

I soggetti obbligati alla rendicontazione di sostenibilità sono:

  • imprese di grandi dimensioni, che alla data di chiusura del bilancio abbiano superato, nel primo esercizio di attività o successivamente per due esercizi consecutivi, due dei seguenti limiti:
    1. totale dello stato patrimoniale pari a euro 25.000.000;
    2. ricavi netti delle vendite e delle prestazioni pari a euro 50.000.000;
    3. un numero medio dei dipendenti occupati durante l’esercizio pari a 250;
  • piccole e medie imprese quotate, con valori mobiliari ammessi alla negoziazione su mercati regolamentati italiani o dell’Unione europea che alla data di chiusura del bilancio, nel primo esercizio di attività o successivamente per due esercizi consecutivi, rientrino in almeno due degli intervalli di seguito indicati:
    1. totale dello stato patrimoniale superiore a euro 450.000 e inferiore a euro 25.000.000;
    2. ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiore a euro 900.000 e inferiore a euro 50.000.000;
    3. un numero medio dei dipendenti occupati durante l’esercizio superiore a 50 e inferiore a 250;
  • società madri di un gruppo di grandi dimensioni;
  • società figlie e alle succursali di società madri extra-europee che hanno generato negli ultimi due esercizi consecutivi, e per ciascuno degli stessi, a livello di gruppo o, se non applicabile, a livello individuale, nel territorio dell’Unione ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a 150 milioni di euro.

Viene poi introdotta l’attestazione sulla conformità della rendicontazione di sostenibilità, rilasciata da un revisore specificatamente abilitato e appositamente incaricato, il quale esprime con apposita relazione le proprie conclusioni circa la conformità della suddetta rendicontazione alle norme del decreto, nonché circa l’osservanza degli obblighi di informativa previsti dall’articolo 8 del Regolamento (UE) 2020/852.

È prevista poi una specifica forma di pubblicità: la rendicontazione di sostenibilità inclusa nella relazione sulla gestione nonché la relazione di attestazione della conformità sono pubblicate con le modalità e i termini previsti dagli articoli 2429 e 2435 del codice civile e sul sito internet della società e, qualora la pubblicazione online non fosse disponibile, l’impresa è tenuta a rendere disponibile una copia cartacea dei documenti a chiunque ne faccia richiesta.

La bozza del decreto di recepimento verrà ora sottoposta a parere parlamentare.

Occorre ricordare che la Direttiva CSRD impone delle tempistiche di applicazione determinate, secondo criteri scaglionati anno per anno:

  • Società quotate con oltre 500 dipendenti: a partire da gennaio 2025 pubblicheranno il bilancio di sostenibilità riferito all’anno fiscale 2024.
  • Grandi società non quotate: a partire da gennaio 2026 pubblicheranno il bilancio di sostenibilità riferito all’anno fiscale 2025.
  • PMI quotate sui mercati finanziari: a partire da gennaio 2027 pubblicheranno il bilancio di sostenibilità riferito all’anno fiscale 2026.
  • Società extra-europee che generino un fatturato di almeno € 150 Milioni all’interno dell’Unione Europea: a partire da gennaio 2029 pubblicheranno il bilancio di sostenibilità riferito all’anno fiscale 2028.

Il Legislatore intende migliorare la trasparenza delle informazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) delle aziende, anche al fine di indirizzare i capitali verso attività sostenibili e finanziare così la transizione ecologica dell’Unione Europea in osservanza degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030.